Isabella Santacroce

Si dice abbia un aereo personale con cui viaggia per il mondo con il suo chihuahua Cichito. Abita in una casa sperduta nel bosco viennese, dove ha ricreato una sorta di nuovo paese delle meraviglie, di cui è l’indiscussa Alice in lutto: pipistrelli meccanici e grosse mosche in metallo danno il benvenuto agli ospiti di questa dimora.

“Vorrei ascoltare Jennifer’s Body e vomitare sul tavolo sporcando rovinosamente lo stronzo davanti, ma mi trattengo e barcollando riesco a pagare e a uscire in modo del tutto perfetto”

DESTROY

”Stai lontana poesia, non toccarmi, non con la bontà e poi quel fremito, che mi rende il cuore malinconico.”

AMORINO

“La notte, tenebroso candore che al negativo della neve assomiglia, e come la neve su tutto s’appoggia, ridisegnando della vita le forme.”

V.M 18

“E adesso chiamaci regine perché questa violenza non la conosci e abbiamo occhi direzionali nello sguardo, dalle tempie alle caviglie siamo radioattive tutte.”

LUMINAL

“Non uno di loro la comprese, la lasciarono nel suo grande silenzio, tra le braccia di nessuno.”

LULù DElACROIX

“Se entri dove sono ora vedrai una sedia vuota in un angolo colpita da un raggio di sole
che disegna un’ombra storta. Io sono quella sedia. La luce a colpirmi è il ricordo che ho di lui e io lo disegno sulla parete alle mie spalle. Un’ombra storta, deformata dal dolore.”

ZOO

“Dai disinfettami. Toglimi tutto lo sporco. Il grasso che m’imbratta la mente.
Liberami. Io voglio vivere un modo decente. Senza l’assurdo. Scopate che innalzano e annientano. Labirinto di lotte. Collari d’angosce. Un laccio sul collo che stringe. Continua. Mi soffoca.”

REVOLVER

Ha frequentato il Dams di Bologna e studiato l’organo per diversi anni. Della sua scrittura il critico letterario Cesare Garboli ha scritto: “La Santacroce è un prosatrice di altissima qualità, ipnotica, incantatoria, e sotto tutti gli aspetti stupefacente”.

Da sempre rifiuta la realtà considerandola misero e soffocante spazio privo di lirismo e bellezza. “Isabella Santacroce è non solo una vera esteta, ma è anche uno dei maggiori libertini in circolazione, proprio perché lotta contro la realtà con la convinzione e la forza di un hidalgo medievale, e perché pratica i vizi di cui poi infarcisce le sue torride narrazioni con fanciullesco candore, con algido distacco; e precisamente questa è l’essenza dell’attitudine libertina postcontemporanea, saper essere allo stesso tempo oscurantisti e immoralisti, conservatori e dissoluti. Insomma l’aristocratica Isabella (la cattolicissima?) Santacroce segretamente coltiva i sacri ideali di gerarchia-ordine-disciplina, essenza di ogni eleganza innata o acquisita” (Valerio Falco) Arena Marzo 2006

L’esordio letterario avvenne a metà anni Novanta con la pubblicazione di Fluo, primo libro della “Trilogia dello spavento” (gli altri due titoli sono Destroy e Luminal). Destroy in particolar modo divenne un caso letterario in Italia e il nome della Santacroce venne accostato al gruppo dei Giovani Cannibali, movimento letterario sviluppatosi alla fine degli anni Novanta (rappresentativo è il volume Gioventù Cannibale, Einaudi), formato da giovani scrittori esordienti. Assieme ad alcuni di essi, come Tiziano Scarpa, Aldo Nove, Niccolò Ammaniti, Enrico Brizzi, Tommaso Labranca, Tommaso Ottonieri, Luca Ragagnin e altri, insieme alla stessa Santacroce, diedero vita nel 1997 a un movimento filosofico-letterario, il Nevroromanticismo, atto ad esprimere l’inquietudine dell’esistenza.

Nel novembre del 1998 per Polo Books pubblicò Kurt Cobain and Courtney Love. Canzoni maledette, una raccolta di traduzioni dei testi delle più rappresentative canzoni dei Nirvana e delle Hole.

Con la fine della “Trilogia dello spavento”, Isabella Santacroce continua a lavorare sul linguaggio rimanendo fedele ai propri temi e nel 2001 pubblica per Mondadori Lovers. La scrittrice affronta nel libro l’amore a tutto tondo: l’amore della famiglia, l’amore tra uomo e donna, l’amore omosessuale e l’amore non corrisposto, che porterebbe inesorabilmente alla morte. Il linguaggio adottato nel libro cerca di avvicinarsi il più possibile a una scrittura fatta di suoni, tanto da essere definita dall’autrice una scrittura per il puro sentire. Proprio basata sul suono è l’esperienza che la vide protagonista nel 1999 con la cantautrice senese Gianna Nannini. Frutto della collaborazione è stato l’album Aria, uscito il 26 aprile 2002, e il cartone animato Momo alla conquista del tempo, dove la scrittrice ha collaborato ai testi. Collabora alla scrittura dei testi anche dell’album “Grazie” uscito nel 2006, sempre dell’artista Gianna Nannini. Esce nel Gennaio del 2004 sempre per Mondadori Revolver,romanzo intenso e violento, in cui la scrittrice narra la storia di un’amore non corrisposto fra la protagonsita Angelica e un ragazzino di tredici anni. In questo libro, e nel successivo, pubblicato nel febbraio del 2006 per Fazi, dal titolo Zoo, la Santacroce continua a mettere in luce le zone d’ombra dell’esistenza, desiderosa di raccontare ciò che solitamente si preferisce nascondere, ridurre in silenzio. In Zoo, la famiglia diventa “un carnevale orribile”, degno d’essere distrutto.

Io voglio distruggere la tediosissima letteratura italiana: gli imperterriti scribacchini, i valorosi imbrattacarte, la loro ignominia. L’ambientino letterario (da sempre) mi disapprova: le mie maschere, le mie stravaganze, quale oltraggio alla grandezza della letteratura italiana! Mi vorrebbe mansueta, docile cagnetta sobriamente abbigliata, dispensatrice di quieti romanzi grondanti dialoghi e misericordia. S’infuria, spettegola, critica, volentieri sputerebbe sul volto di quella scostumata che osa non esser scimunita come i suoi esangui componenti.

P.S. Ammaestranti d’algebra acrobatica d’accenti. Questo sono i detrattori. I ripetenti imbellettai d’ombre d’arte. Gli scriventi convinti d’essere infettati d’eroismo. Gli sbraitanti nella colla. Volgarmente me ne sbatto delle loro testoline mentecatte. Di mediocre non hanno solo viso e corpo. In loro si moltiplicano germi di mancanze.

Non è il successo che ricerco. Voglio altro.

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